A cura di Nicola Magni, Sezione Giovani Società Svizzera di Milano
La comunicazione è un elemento fondamentale nella vita dell’uomo. Aristotele definiva l’uomo un “animale sociale”, sottolineando l’importanza dell’interazione per la sua realizzazione personale. Chi vive lontano dalla comunità, spesso, viene visto sotto una luce negativa. I giovani partono da una condizione di svantaggio, privi di esperienze che li aiutino a esprimersi e a trovare una propria identità sociale. Le nuove generazioni sono uniche rispetto a quelle precedenti, cresciute con una maggiore esposizione e interazione. Se un tempo l’unico modo per comunicare con un coetaneo di un’altra nazione era tramite i pen friend, oggi mettersi in contatto con chiunque nel mondo è questione di un click. Le piattaforme social hanno giocato un ruolo fondamentale in questa trasformazione, ma il loro impatto non è sempre stato positivo, soprattutto per i più giovani, spesso privi di una personalità solida e definita. L’uso dei social ha portato a un costante confronto, dove vengono presentati personaggi e realtà spesso artefatte.
L’uso prolungato dei social media è stato collegato a problemi di salute mentale come depressione, ansia e senso di inadeguatezza. Il disagio psicologico giovanile è un fenomeno in crescita, spesso correlato all’ascesa delle piattaforme digitali, ma di cui si parla ancora troppo poco. I giovani cercano consenso attraverso i contenuti che pubblicano, attribuendo agli utenti il ruolo di giudici sovrani: avere molti like e follower equivale a sentirsi accettati, mentre il contrario può generare insicurezza e frustrazione.
L’adolescenza è caratterizzata dal desiderio di piacere agli altri e dalla paura di non essere accettati. L’ansia del giudizio riguarda sia l’aspetto estetico che quello caratteriale, alimentando la necessità di apparire sempre perfetti e al posto giusto nel momento giusto. Questo fenomeno ha contribuito alla diffusione della FOMO (fear of missing out), particolarmente diffusa tra gli adolescenti che trascorrono almeno quattro ore al giorno sui social. Nel 2022 sono stato referente e membro del primo Consiglio civico giovanile post Coronavirus tra una città italiana e una tedesca. Tra le tematiche affrontate, è emerso come la pandemia abbia inciso profondamente sulla salute mentale dei giovani, con un peggioramento significativo nella fascia d’età 14-19 anni.
Le piattaforme digitali sono diventate spesso teatro di cyberbullismo, un atto aggressivo e intenzionale che si manifesta attraverso offese, molestie, denigrazione ed esclusione. Per questo motivo ho scelto la parola “inclusione” come chiave della mia presidenza della Sezione Giovani della Società Svizzera di Milano, creando con il mio comitato un luogo in cui i giovani possano essere se stessi, raccontarsi e confrontarsi. Ritengo fondamentale educare i nativi digitali a un uso consapevole dei social e promuovere iniziative che li aiutino a comprendere la differenza tra il mondo reale e quello virtuale, partendo in particolare dagli istituti scolastici.