I risvolti pratici spiegati da Giulia Leardi, Senior Partner Labour – ESG dello Studio Nunziante Magrone
“Non appena si concede alla donna l’uguaglianza con l’uomo, questa si dimostra superiore a lui” diceva Margareth Thatcher.
È vera l’affermazione fatta dalla Lady di Ferro? La risposta può essere solo “no comment”. Il nostro Paese, infatti, nella classifica stilata dal World Economic Forum si colloca al 79esimo posto su 146, nel report 2023 del Global Gender Gap.
Ci sono ampi margini di miglioramento e una grande spinta potrebbe venire da parte della Certificazione per la parità di genere in ambito lavorativo qualora venisse adottata da un numero sempre più ampio di PMI.
Attenzione, quando parlo di certificazione non intendo solo l’ottenimento del foglio che indica che la società si è certificata, mi riferisco soprattutto al grande lavoro di consulenza che dovrebbe esserci dietro. Dall’impegno in termini di studio e dalla pratica che ho sviluppato (negli ultimi 12 mesi sono stata consulente di 8 società che sono poi state certificate e ho partecipato a 9 audit – come auditor esperta – per diversi enti certificatori), provo a suggerire agli imprenditori 8 vantaggi relativamente a questa certificazione, su cui riflettere.
1) AGGIUDICAZIONE DI APPALTI
Con l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.lgs. n. 36/2023) – e secondo quanto previsto dal DL n. 51/2023 recante “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici” – le amministrazioni aggiudicatrici indicano, nei loro avvisi, un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di genere.
2) SGRAVI CONTRIBUTIVI
Nel messaggio n. 4614 del 2023, l’INPS indica le modalità di richiesta e i requisiti di spettanza dell’esonero contributivo per i datori di lavoro privati che siano in possesso della certificazione della parità di genere e l’abbiano conseguita entro il 31 dicembre 2023. Le domande dovranno essere presentate entro il 30 aprile 2024.
3) AGGIUDICAZIONE DI FINANZIAMENTI
A seguito della partecipazione ai bandi. Lo scorso 23 novembre presso la sede della Regione Lazio è stato presentato il bando “Voucher Digitalizzazione PMI”, il cui obiettivo era sostenere le imprese che intendono acquistare tecnologie digitali e servizi. Per le imprese certificate nella parità di genere erano a disposizione +10 punti!
4) CERTEZZA DI RIMANERE NELLA SUPPLY CHAIN
Al fine di migliorare le pratiche di sostenibilità e garantire trasparenza, i vari partner commerciali mettono le PMI sempre più sotto pressione. Per fare un esempio il c.d. SAQ 5.0 è un questionario di valutazione di sostenibilità che copre temi quali i diritti umani e le condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza, l’etica aziendale.
Volvo (e altre case automobilistiche) lo sottopongono ai propri fornitori che, se sono in possesso di una buona Certificazione di Parità, sono in grado di ottenere un ottimo punteggio nelle domande relative alla “S” di ESG, rimanendo fornitori di player molto importanti.
5) PRECOSTITUZIONE DI PROVE FAVOREVOLI
Primo esempio: una nota compagnia ha revocato le facilitazioni di viaggio ai dipendenti. I dipendenti hanno fatto causa e il Tribunale di Milano (in data 23 gennaio 2024 Dottoressa M.B. Gigli) ha revocato la decisione della società considerandola ritorsiva. Da questa sentenza la società ne esce sconfitta due volte: anche sotto il profilo reputazionale. Durante una consulenza per addivenire alla Certificazione, si devono esaminare i benefit che la società eroga ai dipendenti (e alle donne) per raggiungere l’equilibrio del work balance. Aiutare la società a stilare una o più policy in merito e/o mettere le basi per un piano welfare. Quindi, quell’“inconveniente” forse si sarebbe potuto evitare.
E, ancora, durante una consulenza si deve erogare una ottima formazione avente a oggetto le basi del diritto antidiscriminatorio, si devono creare meccanismi di denuncia e correlate policy. In presenza di questi strumenti la società è facilitata ad agire contro dipendenti che rendono il posto di lavoro disfunzionale e d’altro lato a difendersi da false accuse di discriminazione.
6) OTTENIMENTO DI UNA GOOD REPUTATION
Avere una reputazione aziendale positiva significa che i consumatori leggeranno messaggi positivi su quella specifica azienda e si fideranno della stessa sentendosi a proprio agio nell’acquistare prodotti o servizi da questa offerti, e l’azienda otterrà così una loro fidelizzazione.
7) PRECOSTITUZIONE DI UNA PARTE DEL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
La UNI/PdR 125:2022 insieme a un’altra recente certificazione di origine anglosassone, significa avere tutta la parte “S” di ESG scritta. Con un costo moderato.
8) OTTENIMENTO DI UN TESORETTO
La fase di consulenza deve permette all’azienda di crearsi un “tesoretto”. Ovvero possedere un codice etico e delle procedure di gestione delle risorse umane in cui venga disciplinato: a) il processo di recruiting; b) il processo di sviluppo professionale; c) il processo di gestione dell’equità salariale; d) il processo di gestione della genitorialità (maternità e paternità); e) il processo di gestione della work life balance; f) il processo di denuncia e gestione delle non conformità e reclami (una sorta di whistleblowing relativo agli atti discriminatori e le molestie); g) un processo di gestione della comunicazione interna ed esterna.
WARNING
Come in tutte le situazioni chi si sceglie come consulente, fa la differenza. Questa certificazione tratta di materie molto tecniche, diritto del lavoro e diritto antidiscriminatorio.
Buona parità a tutti.