La sostenibilità in ambito societario: le società benefit in Italia

Le “Società benefit”, oltre allo scopo di distribuire utili, perseguono obiettivi sociali. Tanti vincoli da rispettare, ma i vantaggi in termini reputazionali sono innegabili.

di Mosè Tiziano Begotti – Dottore Commercialista, Tesoriere Swiss Chamber – Camera di Commercio Svizzera in Italia

Quando sono stato invitato a scrivere questo articolo sullo Spazio Fiscale, in qualità di Tesoriere della Camera di Commercio Svizzera in Italia e di Dottore Commercialista iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, ho letto con piacere che il fil rouge di questa edizione del magazine “La Svizzera” è la sostenibilità. Sostenibilità per me è fare qualcosa di durevole nel tempo e perché una cosa sia veramente duratura occorre prendere in considerazione la maggior pluralità possibile di interessi. Questo prestigioso ambito che mi è stato gentilmente concesso è uno spazio fiscale. In che modo si può parlare di sostenibilità da questo punto di vista?

Mi aiuta a rispondere a questa domanda un recente provvedimento emanato dal Governo italiano e in particolare l’art. 19-bis del così detto Decreto Sostegni-bis (DL 73/2021). Questa norma prolunga al 31 dicembre 2021 gli incentivi per la costituzione o la trasformazione in società benefit. Tali incentivi si sostanziano nella previsione di un credito d’imposta del cinquanta per cento dei costi sostenuti, tra cui sono compresi quelli notarili e di iscrizione nel registro delle imprese nonché le spese inerenti all’assistenza professionale e alla consulenza, destinati alla costituzione o alla trasformazione in società benefit. Per la verità va menzionato che l’importo massimo del credito d’imposta è fissato in un modesto tetto di 10.000 euro, ma ritengo che in questo caso quello che conta sia il segnale di interesse verso questa tipologia societaria.

Le società benefit sono state disciplinate in Italia dalla Legge di Stabilità per il 2016, in particolare dall’art. 1 commi 376 e successivi. La legge italiana definisce le società benefit come quelle che nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse (quali ad esempio lavoratori, clienti, fornitori, finanziatori, creditori, pubblica amministrazione e società civile).

Possono essere società benefit tutte le tipologie di società di persone, di capitali e cooperative. Le “Società benefit”, oltre allo scopo di distribuire utili, perseguono obiettivi sociali. Tanti vincoli da rispettare, ma i vantaggi in termini reputazionali sono innegabili di Mosè Tiziano Begotti – Dottore Commercialista, Tesoriere Swiss Chamber – Camera di Commercio Svizzera in Italia La sostenibilità in ambito societario: le società benefit in Italia società potranno fregiarsi, accanto alla denominazione sociale, delle parole “Società benefit” o “SB”, purche’ i propri atti costitutivi o statuti rimandino a tali finalità non lucrative.

Annualmente, inoltre, gli amministratori di una società benefit dovranno redigere una relazione concernente il perseguimento del beneficio comune, da allegare al bilancio societario, e che include, in particolare la descrizione degli obiettivi specifici, delle modalità e delle azioni attuati dagli amministratori per il perseguimento delle finalità di beneficio comune e delle eventuali circostanze che lo hanno impedito o rallentato. Tale relazione dovrà altresì includere la valutazione dell’impatto generato dall’attività dell’impresa sul beneficio comune. La valutazione dell’impatto deve comprendere le seguenti aree di analisi:

1. Governo d’impresa, per valutare il grado di trasparenza e responsabilità della società nel perseguimento delle finalità di beneficio comune, con particolare attenzione allo scopo della società, al livello di coinvolgimento dei portatori d’interesse, e al grado di trasparenza delle politiche e delle pratiche adottate dalla società;

2. Lavoratori, per valutare le relazioni con i dipendenti e i collaboratori in termini di retribuzioni e benefit, formazione e opportunità di crescita personale, qualità dell’ambiente di lavoro, comunicazione interna, flessibilità e sicurezza del lavoro;

3. Altri portatori d’interesse, per valutare le relazioni della società con i propri fornitori, con il territorio e le comunità locali in cui opera, le azioni di volontariato, le donazioni, le attività culturali e sociali, e ogni azione di supporto allo sviluppo locale e della propria catena di fornitura;

4. Ambiente, per valutare gli impatti della società, con una prospettiva di ciclo di vita dei prodotti e dei servizi, in termini di utilizzo di risorse, energia, materie prime, processi produttivi, processi logistici e di distribuzione, uso e consumo e fine vita. La legge sulle società benefit richiede che questa valutazione sia riferita a uno standard “sviluppato da un ente che non è controllato dalla società benefit o collegato con la stessa”, che deve essere esauriente, credibile e trasparente

Perché una società o una cooperativa dovrebbe quindi intraprendere un percorso complesso per diventare e mantenere i requisiti richiesti a una società benefit? Innanzitutto, il vantaggio fondamentale di una società benefit risiede nel maggiore interesse che essa può riscontrare sul mercato, sempre più attento alla sostenibilità. Una delle chiavi di questo vantaggio è costituita senza dubbio nel modo in cui è svolta la valutazione e nell’autorevolezza dell’ente terzo a cui viene affidata questa responsabilità.

Vi sono già sul mercato programmi di valutazione del rispetto dei requisiti richiesti alle società benefit, che diventeranno in futuro sempre più importanti e diffusi alla luce del quadro normativo comunitario già esistente (Direttiva 2014/95) e di quello in via di definizione (proposte di Direttiva sul Corporate Sustainability Reporting e sull’obbligo di Due Diligence).

In conclusione, la legge italiana ha già predisposto gli strumenti necessari per differenziare efficacemente sul mercato i soggetti capaci di dimostrare che, oltre allo scopo di lucro, perseguono obiettivi di sostenibilità e progresso più ampi. Non vi sono al momento incentivi fiscali significativi per affrontare il percorso di trasformazione o costituzione di una società benefit. Tuttavia, i vantaggi in termini di posizionamento in un mercato sempre più attento alla sostenibilità sono innegabili.
Altresì non da sottovalutare sono la possibilità di apprendere, introdurre e familiarizzare con i processi valutativi necessari per mantenere la qualifica di società benefit, che in un prossimo futuro diventeranno probabilmente obbligatori per tutte le società.

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