Intervista a Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) italiano
Come definito dall’OMS, la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, inscindibile quindi con l’ambiente, oggi inteso come la rete di relazioni tra le comunità viventi, incluso l’uomo, e l’ambiente fisico. Quali sono quindi le strategie e le attività per prevenire il rischio d’insorgenza di malattie dovute soprattutto a fattori ambientali?
“Proprio questo tipo di considerazioni ha portato a formulare il concetto di One Health, che ormai deve essere sempre tenuto presente quando si parla di salute. Negli ultimi anni, la dizione One Health è diventata comune in diversi contesti. Per questo, diventa sempre più importante definirne contenuti e operatività. Quando si parla di One Health si parla infatti essenzialmente di un approccio metodologico alle varie problematiche della salute globale, approccio basato su un concetto chiave: la cooperazione. Una cooperazione multisettoriale e multidisciplinare tra i vari ambiti che concorrono a determinare la salute e il benessere dell’uomo, dell’animale e dell’ambiente nel loro essere strettamente legati e interconnessi. Un approccio che deve integrare scienze mediche, veterinarie e ambientali, ma anche scienze economiche, sociali etc., come dimostrato dai recenti sviluppi in questo campo.
Pandemie ed epidemie, così come il preoccupante fenomeno della resistenza agli antimicrobici, l’aumento delle malattie croniche, i cambiamenti climatici e ambientali, mettono in evidenza il bisogno di coordinamento e collaborazione tra Paesi e settori per un’estesa operatività in ottica One Health, al fine di mettere in campo interventi funzionali di prevenzione, preparazione e risposta a livello regionale, nazionale e globale. A tal proposito, l’ISS è l’organo tecnico One Health per eccellenza, poiché integra al suo interno una pluralità di capacità e competenze nel campo della salute umana, veterinaria, ambientale e, più in generale, sulla salute globale. Sviluppa programmi di cooperazione nell’ambito dei suoi numerosi progetti nel quadro della prevenzione e promozione della salute. Da sempre siamo a disposizione della sanità pubblica per costruire giorno per giorno, conoscenza dopo conoscenza, collaborazione dopo collaborazione, queste com- petenze per supportare lo sviluppo di un approccio One Health in tutti gli ambiti.”
I cambiamenti climatici possono essere responsabili di potenziali epidemie. Quanto e come dobbiamo prepararci per contrastarle?
“Non va dimenticato che siamo immersi in un mondo fatto da migliaia di virus e batteri. Il Coronavirus è uno di questi e ha causato una tragedia immane. Ma purtroppo, e qui il lavoro dell’ISS e di tanti scienziati che se ne occupano è prezioso, sono migliaia i batteri che potrebbero creare delle situazioni anche peggiori del Covid. È ovvio che non si deve abbassare la guardia, e la chiave per affrontare le minacce sta proprio in quello che abbiamo detto prima, una visione di tipo One Health.”
Prevenire è meglio che curare. Qual è l’importanza della prevenzione e della medicina preventiva soprattutto con una popolazione, quella europea e italiana in particolar modo, matura?
“La cultura della prevenzione è fondamentale per sostenere il futuro del sistema di cure. Perché la prevenzione si impara. Si impara a mangiare bene sin da piccoli e sin da piccoli si impara a lavarsi le mani, a bilanciare l’attività fisica e le ore di studio. Scuola e famiglia hanno insieme a noi questa missione educativa mirata a due cose fondamentali: diventare anziani in salute e liberare risorse per chi ha bisogno di più assistenza. Il futuro passa inoltre attraverso cure sempre più personalizzate e perciò più costose che richiedono nuove politiche di welfare ma anche una nuova consapevolezza che fare prevenzione e custodire la propria salute significa contribuire a garantire le cure per tutti i cittadini. Questa strada non può che passare per la crescita del livello di alfabetizzazione scientifica che nel nostro Paese è ancora basso. L’ISS monitora, attraverso le sue sorveglianze, le abitudini degli italiani per quanto riguarda tutti gli aspetti legati a questo tema, dal fumo al consumo di frutta e verdura all’attività fisica, ma abbiamo anche dei progetti per aiutare le scuole a insegnare la prevenzione.”
Una nuova frontiera nel campo della medicina è proprio la medicina di genere, o genere-specifica. Ci spiega meglio in cosa consiste questo nuovo approccio?
“Lo studio della medicina di genere si inserisce nella costruzione di una medicina sempre più incentrata sui bisogni delle persone e più attenta alle differenze fra gli uomini e le donne in tutti gli aspetti che riguardano la salute, da come si manifestano le patologie alle differenti modalità di azione delle terapie.
L’ISS è in prima linea anche in questo settore: molti sono i documenti pubblicati dal nostro osservatorio in questi primi tre anni per supportare il personale sanitario verso una corretta applicazione della medicina di genere, e tra questi mi fa piacere citare ad esempio il documento sulle differenze di genere nelle malattie cardiovascolari, quali la sindrome coronarica acuta e lo scompenso cardiaco, che ha l’obiettivo di evidenziare la necessità di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) dedicati.”