Intervista a Carlo Ratti, Direttore MIT Senseable City Lab e Professore di Practice of
Urban Technologies and Planning presso MIT (Boston)
La rivoluzione passa anche per le città. Un modo nuovo di abitare, di muoversi, di vivere. Cosa può raccontarci della rivoluzione urbana?
“Quattro numeri definiscono l’importanza delle città: 3, 55, 75 e 80. Le città occupano il 3% della superficie terrestre, ma ospitano il 55% della popolazione mondiale, consumano il 75% dell’energia globale e generano l’80% delle emissioni di CO2. Questo significa che intervenire sull’efficienza urbana potrebbe avere un impatto planetario straordinario.
Insieme a Ed Glaeser, professore di economia ad Harvard, abbiamo proposto – in un articolo sul New York Times – una cornice per definire i cambiamenti in corso: l’idea della Playground City, una città dove gli spazi sottoutilizzati o vuoti, liberati da funzioni obsolete come gli uffici tradizionali, diventano nuovi spazi di incontro. Le città hanno cambiato pelle molte volte sin dalla loro origine circa 10.000 anni fa – e oggi potremmo essere di fronte a un nuovo, grande cambiamento, accelerato dalla rivoluzione digitale e dal lavoro a distanza.”
Oggi l’urbanistica è legata inevitabilmente alla sostenibilità, al rispetto dell’ambiente. Come dobbiamo immaginarci la città del futuro?
“Credo che a livello tipologico non sia la forma degli spazi a cambiare ma il loro uso. Avremo sempre bisogno di quelli che Rem Koolhaas chiama i ‘Fundamentals’, superfici orizzontali su cui camminare e piani verticali con cui proteggerci e organizzare lo spazio.
Eppure cambia il nostro modo di vivere i luoghi: negli ultimi anni abbiamo scoperto quanto sia importante avere non solo una casa comoda, ma anche flessibile e che permetta di diventare potenzialmente anche il nostro ufficio.
Sta cambiando anche il rapporto con la natura. Per secoli, abbiamo permesso che lo spazio costruito si allargasse, divorando il verde naturale. È il momento di invertire il paradigma e riportare il verde nell’ambiente urbano. Immaginate edifici che si comportano come ecosistemi: producono energia, purificano l’aria e integrano colture verticali nelle loro facciate. Su questi temi stiamo lavorando molto con il nostro studio di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati.”
Una città guidata dai dati, sempre più connessa. Dobbiamo stare attenti ai rischi legati alla digitalizzazione delle infrastrutture?
“Le città devono usare i dati, non essere dominate da essi. La Biennale Architettura 2025 di Venezia, che curerò, sarà intitolata Intelligens proprio per esplorare l’integrazione tra intelligenza artificiale, naturale e collettiva. E per esplorarne i limiti.”
Qual è il ruolo dell’intelligenza artificiale in questo ambito?
“L’intelligenza artificiale ha diversi decenni di ricerca alle spalle. Oggi, tuttavia, quando diciamo IA molti pensano a ChatGPT. Si tratta di un nuovo strumento molto potete, ma con grandi limiti, l’equivalente di un ‘idiot savant’: conosce tutto, ma non immagina nulla di completamente nuovo.
La capacità di immaginare il futuro, di creare ciò che non esiste, rimane prerogativa esclusiva dell’essere umano. Come scriveva il grande storico dell’architettura Bruno Zevi: ‘Gli artisti autentici, creatori di linguaggio, sono sempre pochissimi; li contorna una schiera di letterati che edificano correttamente, ma in prosa, non in poesia.’ L’intelligenza artificiale può essere uno strumento formidabile, ma la poesia dell’innovazione spetta ancora a noi. In fondo, la città non è solo un assemblaggio di bit e atomi, ma il luogo dove sogni, visioni e speranze si trasformano in realtà.”