La Svizzera. Il fattore H: essere umani in un mondo in evoluzione 07 Aprile 2025

COOPERAZIONE SCIENTIFICA ECCELLENTE CON LA SVIZZERA

Intervista a Maria Chiara Carrozza,
Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano

Sin dalla nascita nel 1923 il CNR realizza progetti di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza e ap- plica i risultati per lo sviluppo del Paese, promuovendo l’innovazione, l’internazionalizzazione del “sistema ricerca” e favorendo la competitività del sistema industriale. Dove siamo arrivati oggi?

“Siamo arrivati a un grande traguardo: aver festeggiato i cento anni di un’istituzione che, a tutt’oggi, è la più ampia e multidisciplinare del Paese. Abbiamo voluto fortemente celebrare questo anniversario con un programma di eventi e iniziative che ha percorso tutta l’Italia e ha coinvolto anche rappresentanze estere, incontrando pubblici di ogni età in tanti contesti diversi: un ‘viaggio nella conoscenza’ che ha permesso di prendere coscienza del ruolo di fondamentale importanza che l’Ente ha rivestito in passato e di quello che svolge oggi.

Viviamo, infatti, in un mondo che richiede soluzioni urgenti, integrate e non più rimandabili alle sfide globali che riguardano il futuro del pianeta: pensiamo all’approvvigionamento energetico e alimentare, alla lotta all’inquinamento, alla necessità di mitigare gli effetti del cambiamento climatico, al tema dell’invecchiamento della popolazione. E gli esempi potrebbero continuare: sono temi, infatti, che investono la società nel suo complesso, per questo ritengo necessario che il mondo della ricerca sia sempre più vicino ai bisogni della società e si faccia promotore di un cambiamento in grado di consegnare alle nuove generazioni le risposte che permetteranno di plasmare un mondo migliore. Il CNR può contare su una comunità scientifica molto ampia e attiva di circa diecimila persone, che si impegna ogni giorno per arrivare a questo ambizioso obiettivo, ma dobbiamo tenere presente che solo un approccio collaborativo transdisciplinare e transnazionale potrà dare risposte efficaci.”

Per rendere concreto questo sviluppo quanto è importante il dialogo interdisciplinare con la società, le professioni e le istituzioni? E soprattutto quanto è importante rendere accessibile un’informazione tecnica?

“Moltissimo: il mondo della ricerca – che nel nostro Paese è finanziata in gran parte con soldi pubblici – può e deve rendicontare il proprio operato, aprirsi a un dialogo con l’esterno che permetta da un lato di tradurre in innovazione le conoscenze sviluppate, dall’altro far crescere nella società la consapevolezza dell’importanza della ricerca per gli scopi più vari. Vediamo quotidianamente quanto sia importante salvaguardare le risorse naturali del pianeta, così come avere cure più efficaci, saper proteggere il nostro patrimonio culturale, rendere sempre più smart le nostre città e gli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, e così via.

Se oggi, da un lato, questo compito è reso più facile dalla sempre maggiore attenzione che si registra a livello generale verso i temi legati alla scienza, è anche vero che questa consapevolezza non può prescindere dalla formazione che si fa già a scuola, riconoscendo cioè il valore della cultura scientifica come parte integrante del bagaglio culturale di studenti e studentesse. Come CNR, poi, siamo fortemente impegnati in attività di comunicazione e outreach: utilizziamo la comunicazione digitale e i social, ma anche mostre scientifiche ‘hands-on’, momenti di incontro nelle scuole, partecipazione a festival e a tanti grandi eventi organizzati sul territorio per far conoscere il lavoro svolto dai nostri esperti e dalle nostre esperte.”

Parlando di cooperazione, quali sono i possibili scenari per la promozione della scienza italiana all’estero? E qual è il grado di collaborazione con la Svizzera?

“La cooperazione scientifica riveste un’importanza fondamentale per promuovere il meglio della ricerca di un paese, condividere risultati ed esperienze, favorire la creazione di un ecosistema globale della conoscenza. La scienza per sua natura non ha confini: questo significa che attraverso essa possiamo incentivare il dialogo tra nazioni, e con esso favorire il progresso e la pace: in un mondo dilaniato dalle guerre, infatti, mantenere aperta una via di cooperazione diventa uno strumento potente di mitigazione dei conflitti. Per questo, dall’inizio del mio mandato ho puntato molto sul potenziamento degli accordi con istituzioni di tutto il mondo.

Con la Svizzera, l’Italia ha una collaborazione pluriennale e di eccellente qualità: è di pochi giorni fa la notizia di uno studio congiunto tra l’Ente e l’École Polytechnique Fédérale di Losanna che ha permesso di osservare per la prima volta in maniera diretta come si formano i legami a idrogeno nell’acqua liquida; ma siamo anche parte della Commissione mista scientifica – di cui abbiamo ospitato una riunione pochi mesi fa, proprio nella nostra sede centrale di Roma – che sovraintende agli oltre 40 accordi in essere tra università italiane e svizzere, ai vari progetti INTERREG condotti congiuntamente, e alla mobilità dei numerosi ricercatori italiani e svizzeri da e verso il Paese; inoltre, abbiamo una convenzione in essere con la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, per rimanere sul tema della formazione.”

Parliamo, infine, della tecnologia più dibattuta del momento: l’IA. Perché dovremmo evitare la tendenza a “umanizzarla”? Quale deve essere il rapporto tra uomo e macchina?

“Il mondo dibatte oggi sui rischi che deri- vano dall’uso dell’intelligenza artificiale, ma in realtà, nel mondo scientifico, queste tecnologie vengono sfruttate da anni, permettendo di raggiungere risultati impensati. Ne sono un esempio evidente le applicazioni della robotica e dell’IA in ambito sanitario e riabilitativo, ma pensiamo anche all’eco-robotica per svolgere ricerche in luoghi inaccessibili all’essere umano come i fondali marini o le aree più remote del pianeta; all’utilizzo di algoritmi per realizzare modelli predittivi climatici; alle applicazioni nel campo della sicurezza.

L’intelligenza artificiale ha potenzialità straordinarie per migliorare la nostra vita e quella delle generazioni future: compito delle comunità scientifiche di tutto il mondo deve essere, quindi, quello di continuare a esplorarla, fermo restando che al centro del processo di ricerca e innovazione deve essere sempre la persona, e non la macchina. Questo deve andare di pari passo con un atteggiamento condiviso di fiducia verso i valori e le finalità della scienza: quanto più sapremo ‘gestire’ l’IA, tanto più potremo utilizzarla per liberare nuove forme di creatività e inventività.”

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